Tiziano Ferro

Ed io mi chiedo ora che farai che nessuno ti verrà a salvare. Complimenti per la vita da campione. Insulti per l’errore di un rigore.

Non è l’amore quello che ci serve ma è molto più, è la verità. In fondo siamo dalla stessa parte di un’altra metà.

Vorrei mi facessi un regalo, un sogno inespresso, donarmelo adesso.

Ho un segreto, ognuno ne ha sempre uno dentro. Ognuno lo ha scelto o l’ha spento.

In questo giorno di metà settembre ti dedicherò Il regalo mio più grande.

E se sono insicurezze, entusiasmi e poi silenzi, il mestiere dell’amore al tramonto nei tuoi occhi. Il coraggio in una frase che fa paura, il rancore nelle storie maturato nel silenzio. Il sorriso che sconvolge mesi di tormenti.

Devo partire però se ho nel cuore la tua presenza è sempre arrivo e mai partenza.

Arriverà la fine, ma non sarà la fine e come ogni volta ad aspettare e fare mille file con il tuo numero in mano.

In nessun modo vorrei averti vicino, in nessun modo vorrei averti lontano.

Desidero sapere dove va a finire il sole se il freddo delle parole gela lo stupore.

Come quando io ti ho visto per la prima volta tra milioni di occhi la vita si nascose. Come fissare il sole in una notte.

Questa vita non guarda in faccia e in faccia al massimo sputa. Io mi pulisco e basta con la manica della mia giacca.

Sono un grande falso mentre fingo allegria. Sei il gran diffidente mentre fingi simpatia.

Sei soltanto, incanto, incanto. Istantanee di secondi lunghi quanto un anno bisestile. Quando posi la tua testa su di me il dolore tace, incanto, incanto. Semplicemente incanto.

Chiedo scusa a chi ho tradito e affanculo ogni nemico. Che io vinca o che io perda è sempre la stessa merda.

E che la vita ti riservi ciò che serve spero. Che piangerai per cose brutte e cose belle spero.

Amici altrove, amici per errore. Allontanarti per urlare per sempre in testa il tuo nome.

Voglio farti un regalo, qualcosa di dolce. Qualcosa di raro. Non un comune regalo, di quelli che hai perso o mai aperto o lasciato in treno o mai accettato.

Andiamo altrove ma torneremo. Non ti ho mai avuto ma tu nemmeno.

Questo sono io e sono io nell’attimo in cui ho deciso che so farti ridere ma mai per caso.

Ho passato tutto il giorno a ricordarti nella canzone che però non ascoltasti. Tanto lo so che con nessuno avrai più riso e pianto come con me e lo so io ma anche te.

L’estate che torna sembrava lontana o tutto è più triste oppure resiste.

E qualcosa rimane fra le pagine chiare e le pagine scure e cancello il tuo nome dalla mia facciata e confondo i miei alibi e le tue ragioni.

E mi sento come chi sa piangere ancora alla mia età e ringrazio sempre chi sa piangere di notte alla mia età.

Perché se sei felice ogni sorriso è oro e nella lontananza perdonandoti ti imploro.

E ascolterò i tuoi passi e ad ogni passo starò meglio e ad ogni sguardo esterno perdo l’interesse.

Perché piccola potresti andartene dalle mie mani ed i giorni dapprima lontani saranno anni.

Ed ero contentissimo in ritardo sotto casa ed io che ti aspettavo. Stringimi la mano e poi partiamo.

Passo la vita sperando mi capiscano. Amici, amori affini prima che finiscano e ancora sempre solo una strada, la stessa. Cerco sempre la più lunga, la più complessa.

Ricorderò e comunque anche se non vorrai, ti sposerò perché non te l’ho detto mai. Come fa male cercare, trovarti poco dopo e nell’ansia che ti perdo ti scatterò una foto.

Che quando non ritorni ed è già tardi e fuori è buio non c’è una soluzione, questa casa sa di te.

Ti ricorderò in ogni gesto più imperfetto. Ogni sogno perso e ritrovato in un cassetto in quelle giornate che passavano in un’ora e la tenerezza, i tuoi capelli e le lenzuola.

Siamo figli di mondi diversi una sola memoria, che cancella e disegna distratta la stessa storia.