Tutte le volte che io ho amato un uomo, non me la sono mai presa troppo. L’ho amato, son stata gelosa perfin delle mosche, ma sapendo che doveva finire. E quando finisce… si piagne un po’, ma poi se ne esce. Passan due mesi, tre mesi, lo ritrovi per strada, e ti sembra impossibile aver sprecato il sonno e le lacrime dietro di lui.
Ce metti una vita a piacerti, e poi arrivi alla fine e te rendi conto che te piaci.Che te piaci perchè sei tu, e perché per piacerti c’hai messo na vita intera: la tua.
Io i cretini non li sopporto: meglio un mascalzone che un cretino. E non sopporto nemmeno gli intellettuali. Gli intellettuali son così raramente intelligenti. Molto spesso, l’intellettuale è una cosa, l’intelligente un’altra.
Nascere è quattro strilletti sani e gioiosi, morire è tragedia. Si dovrebbe almeno morire con la stessa dolcezza e incoscienza con la quale si nasce… Forse sarebbe più giusto nascere vecchi e morire bambini.
Di errori ne ho fatti parecchi, di cattive azioni mai. Non dimentico i torti subiti, spesso non li perdono, ma non mi vendico: la vendetta è volgare come il rancore. Questo mi dà una tal forza da leoni. Una forza che non mi fa avere paura di nulla.
lo non mi curo mai di quello che sembro, di come gli altri mi vedono. Sono così, come la mia vita, le mie speranze, le mie delusioni, le mie gioie e le mie infelicità mi hanno fatta. Lo sono senza riserve e senza ipocrisie.
E quando la gente me diceva pe strada “bella Annì! Anvedi quanto sei bona!” io nun capivo e tra me e me pensavo “bella de che?”. Eppure, dopo tanti anni li ho capiti. C’ho messo na vita intera per piacermi. E adesso, quando me sento dì “bella Annì, quanto sei bona!”, ce rido sopra come na matta e lo dico forte, senza vergognarmi, ad alta voce “Anvedi a sto cecato!
Una cosa però l’ho imparata: per conoscere bene la gente bisogna averci litigato seriamente almeno una volta. Solo allora puoi giudicarne il carattere.