Non puoi parlare dei miei contenuti, fra', non hai l'età. Che barba, che noia, che cantilena. Lo so, ti hanno detto non canto bene però ti ho già detto: "Non me ne frega".
L'atmosfera è calda, lei vestita Prada, tu non credi al karma, e lei a te. Ogni giorno vedo l'alba. Tu vuoi puntarmi un'arma. Non perdere la calma, sai che vorrei darti di più.
Pensano di sapere cosa sia meglio. Ti offrono sogni dolci come marshmallow. Ti stringono la mano tipo: "Zio, bella" ma vorrebbero trattarti da zimbello.
Chiedono "Come stai-ai-ai-ai-ai?" Chiedono "Come va?", "Come va?", "Come va?" Ma noi non cambiamo mai no, mai no, mai Qua è sempre il solito tran tran.
La prima volta che seppi che mia madre stava male, fu quando mio padre ributtò in mare i pesci, quella sera soffrimmo la fame, "per capire il vuoto", lui ci disse.
Al tempio c'è una poesia intitolata "la mancanza", incisa nella pietra. Ci sono tre parole, ma il poeta le ha cancellate. Non si può leggere la mancanza: solo avvertirla.
Mia madre diceva sempre che mia sorella Satsu era come il legno, radicata al terreno come un albero sakura. Ma a me diceva che ero come l'acqua, l'acqua si scava la strada attraverso la pietra, e quando è intrappolata, l'acqua si crea un nuovo varco.
Coloro che ci hanno lasciati non sono degli assenti, sono solo degli invisibili: tengono i loro occhi pieni di gloria puntati nei nostri pieni di lacrime.
Allora udrò la voce della tua lode e contemplerò le tue delizie, che non vengono né passano. Ora i miei anni trascorrono fra gemiti, e il mio conforto sei tu, Signore, padre mio eterno.