Gué Pequeno

Io dietro di te, tu che stringi il cuscino. Negli occhi come di Pechino rossi un casino, tipo pachino.

E in testa ha visto che ho soltanto i soldi e basta. Invidioso non hai mai fatto il salto di qualità. Spero che lo fai dall’alto, fai un salto nell’aldilà.

Per averti pagherei (Pagherei baby, pagherei baby). Un milione anche più (Un milione, un milione e più). Anche l’ultima Marlboro darei (Ah ah ah) perché tu sei oro.

Non eri bella normale ma di quella bellezza che abbaglia e quindi oltre che per l’occhiaia, io c’avevo sempre su i Ray-Ban.

Dammi un brivido, non so per quanto sarò qua. Voglio un brivido, ho emozioni soltanto a metà.

Questa tipa sembra uscita dalla torta di frutta. La ciliegina sopra ci sta tutta.

Fratellino, mi sembra che se apri il pacco. Non sia tutta farina del tuo sacco.

Ti assicuro siamo seri, siamo nei quartieri. La mia voce è vera anche se esce da uno stereo.

Tu puoi salvarmi, baby ma nessuno avrà mercy on me. Ora è già tardi, baby. Non ti troverò in un bicchiere.

Che fredda era Milano di gennaio a 16 anni. Quattro giorni, stessa felpa Tommy, nessuno pensava al roaming. Di legale c’era solo l’ora ed ammiravo chi faceva il nogra, anche vendendo droga.

In paradiso è difficile entrarci, ma da lì poi non si esce.

Ogni giorno è capodanno, è il mio compleanno.

Baci esagerati ai diciotto carati. Per i bling bling, mi dici di sì. Ti riempi quella borsa di ridindin.

Una stella è sempre sola perché pensa solo a splendere.

Ti fa innamorare come un neomelodico. Il mio amico cambia numero sempre, è il peggiore.

È una notte da leoni non un party. Del tipo che io poi mi risveglio in Burkina Faso con affianco una bucchina a caso.

E non avrò paura se saremo insieme. Una morte dolce, come una mosca che affoga nel miele.

Questo mondo fa troppo chiasso, io non sento più quello che penso. Quello che è peggio non ricordo più quello che ho perso.

Non sei più mia e ti trovo male, il tuo nuovo ragazzo ti invecchia ma resti bella e triste come il paesaggio a Venezia.

Più di un film, più di un drink, più della marijuana, più di un trip di ‘sta miss mezza brasiliana, di una hit, di una suite a Copacabana.

Yeah, nel tuo drink veleno. Penso che dovrei smettere di bere se no (Se no?) potrei sbagliare numero di camera (Damn) e schivare i proiettili con Fatima (Pow-pow-pow).

Tutti vogliono degli idoli per poi distruggerli. Dove sarai quando la mia corona farà ruggine.

Sei seduta con quelle tue amiche a parlare male anche di me. Affondi la cannuccia nel bicchiere come se mi accoltellassi.

Muoviti a far la valigia, il primo giorno del resto della nostra vita. È meglio che la guidi tu, non voglio fare macelli.

Questa non è una repubblica, è un regime. Stile originale, come il peccato (G.U.E.).

Anche col buio e tuoni al nostro orizzonte con tutti contro ma tu con me, io con te come se fossimo scappati di casa (nanana).

Potrei insegnarti a vivere se mi pagassi. Ma se apri i tuoi DM, c’hai solo foto di ca**i.

Tu non sei buono, sul beat sei molle. Io te le suono, si bemolle.

Il rap è casa mia, tu levati, ti do lo sfratto.

Il mio lifestyle è Guevdanko, è un romanzo. Sono all’ultimo piano sperperando. Il tuo lifestyle è da fake, è bugiardo. Io su di te faccio come Commando.

Magari ti serve affetto. Rispetto chiama rispetto.

Sbuffo in aria nella stanza poi ne interpreto ogni forma. Resto qua che ti senti al sicuro e ci scordiamo che siamo senza futuro.

Dovevo morire, ma mi sono scordato. Ho toccato il fondo nell’abisso e l’ho guardato.

Sono talmente solo che ho imparato a farmi compagnia da solo. A rassegnarmi, sono stormi di oche grigie che mi scolo.

Sulla lapide scrivi: “Mai stato infame”. Ho ispirato il da fare a chi ha fame.

Baby, per cambiare un uomo, vedo in slow-mo. Fermi il tempo quando cammini te.

Ho visto questi bastardi cambiare per i contanti ma un uomo d’onore no. Musical Mafia Sinatra flow.

In maglia Polo il ragazzo d’oro. Il ragazzo d’oro, il ragazzo d’oro.

Dimmi perché con gli amici parlo sempre di te. Forse quello che bevevo era veleno e mi ha fatto ubriacare di te.