Mio padre era incazzato perché sapeva quello che succedeva lì e ogni tanto mi dovevo sorbire una bella razione di botte, ma non me ne fregava più niente, da come la vedevo io tocca a tutti prendere le botte prima o poi.
I ragazzi arrivavano in Cadillac e me le lasciavano parcheggiare. Giorno per giorno imparavo come si campava a sbafo, un dollaro qua, un dollaro là. Vivevo come in un sogno.
Noi, se ci serviva una cosa, ce la prendevamo. Se uno si lamentava più di una volta che l'avevamo pizzicato aveva finito di lamentarsi per sempre, era ordinaria amministrazione, non ci pensavamo due volte.
Cioè, tutti gli altri scontavano una pena vera, tutti ammucchiati insieme vivendo come porci, ma noi vivevamo soli ed eravamo padroni della prigione. Anche i secondini, che non riuscivamo a corrompere, non avrebbero mai fatto la spia.
Per noi vivere in qualsiasi altro modo era da matti. Per noi quella brava gente che faceva lavoretti di merda per una busta paga di merda e andava a lavorare tutti i giorni con la metropolitana e stava sempre in pena per i conti da pagare, per noi erano dei cadaveri, erano fessacchiotti, gente senza palle.