Henry Hill

Mio padre era incazzato perché sapeva quello che succedeva lì e ogni tanto mi dovevo sorbire una bella razione di botte, ma non me ne fregava più niente, da come la vedevo io tocca a tutti prendere le botte prima o poi.

I ragazzi arrivavano in Cadillac e me le lasciavano parcheggiare. Giorno per giorno imparavo come si campava a sbafo, un dollaro qua, un dollaro là. Vivevo come in un sogno.

Noi, se ci serviva una cosa, ce la prendevamo. Se uno si lamentava più di una volta che l’avevamo pizzicato aveva finito di lamentarsi per sempre, era ordinaria amministrazione, non ci pensavamo due volte.

Era una questione fra mangia-spaghetti. Gli avevano sparato in faccia, così la madre non poteva fargli il funerale con la bara aperta.

Ci trattavano come delle stelle del cinema, ma eravamo più potenti, noi avevamo tutto. Le nostre mogli, le madri, i figli campavano bene con noi.

Cioè, tutti gli altri scontavano una pena vera, tutti ammucchiati insieme vivendo come porci, ma noi vivevamo soli ed eravamo padroni della prigione. Anche i secondini, che non riuscivamo a corrompere, non avrebbero mai fatto la spia.

Era la vendetta per Billy Batts, e per molte altre cose. Non ci potevamo fare niente, Batts era un affiliato e Tommy non lo era ancora.

Che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster. Per me fare il gangster è sempre stato meglio che fare il presidente degli Stati Uniti.

Te lo giuro su mia madre, toccala un’altra volta e sei morto!

Per noi vivere in qualsiasi altro modo era da matti. Per noi quella brava gente che faceva lavoretti di merda per una busta paga di merda e andava a lavorare tutti i giorni con la metropolitana e stava sempre in pena per i conti da pagare, per noi erano dei cadaveri, erano fessacchiotti, gente senza palle.

E poi un giorno… un giorno i ragazzi del quartiere portarono le borse della spesa di mia madre fino a casa. E sapete perché? In segno di rispetto.

Eravamo bravi ragazzi, ragazzi svegli.