Quando ho cominciato non pensavo che sarei diventato una star del cinema. Pensavo di essere un attore di Broadway. Poi nacque Michael, avevo bisogno di soldi e Lauren Bacall, che era una mia amica, mi portò a un provino: il produttore mi offrì una parte e io la accettai.
Ai giovani che mi vengono a trovare per qualche tesi su Hollywood, dico di non pensare mai al box office e ricordo loro che i film definiti non commerciali dai mogul del mio tempo, sono entrati nella storia del cinema.
Ho fatto novanta film, molti brutti, tanti belli. È stato bello lavorare. Sono stato Spartaco, sono stato un assassino, sono stato Van Gogh, sono stato così tante persone. Tutta la vita a recitare altre parti. Finalmente adesso ritrovo me stesso.
L'industria del cinema non esiste più: oggi è tutto in televisione. Voglio dire, grande schermo e sala buia stanno per scomparire, con effetti inevitabili sul prodotto stesso. E poi non conosco più nessuno.
Ho scritto una poesia per mio figlio Michael che comincia con "Am I a good father?", e un'altra per il mio povero figlio Eric che è morto. È stata una tragedia, ma la vita è così. A un certo punto non si può più proteggere i figli.
Se penso ad un uomo che non ha mai commesso alcun peccato in vita, non credo che vorrei parlarci assieme. Le persone con dei difetti sono più interessanti.
Il nostro presidente Obama, eletto due volte, abita in una casa che fu costruita dagli schiavi. Non possiamo cancellare errori gravissimi, ma dobbiamo per gli USA e per il mondo sempre bandire ogni forma di discriminazione.
Marlon Brando era strano. Penso avesse grossi problemi con se stesso. È triste che tanti attori arrivino a un punto in cui non amano se stessi. Era un gran personaggio, ho bei ricordi di lui.