Quando ho cominciato non pensavo che sarei diventato una star del cinema. Pensavo di essere un attore di Broadway. Poi nacque Michael, avevo bisogno di soldi e Lauren Bacall, che era una mia amica, mi portò a un provino: il produttore mi offrì una parte e io la accettai.
Ai giovani che mi vengono a trovare per qualche tesi su Hollywood, dico di non pensare mai al box office e ricordo loro che i film definiti non commerciali dai mogul del mio tempo, sono entrati nella storia del cinema.
Ho fatto novanta film, molti brutti, tanti belli. È stato bello lavorare. Sono stato Spartaco, sono stato un assassino, sono stato Van Gogh, sono stato così tante persone. Tutta la vita a recitare altre parti. Finalmente adesso ritrovo me stesso.
L'industria del cinema non esiste più: oggi è tutto in televisione. Voglio dire, grande schermo e sala buia stanno per scomparire, con effetti inevitabili sul prodotto stesso. E poi non conosco più nessuno.
Ho scritto una poesia per mio figlio Michael che comincia con "Am I a good father?", e un'altra per il mio povero figlio Eric che è morto. È stata una tragedia, ma la vita è così. A un certo punto non si può più proteggere i figli.