L’albero di Natale sei tu, quando resisti vigoroso ai venti e alle difficoltà della vita.
Gli addobbi di Natale sei tu, quando le tue virtù sono i colori che adornano la tua vita.
Quante volte Gesù passa nella nostra vita, e quante volte ci manda un angelo, e quante volte non ce ne rendiamo conto, perché siamo tanto presi, immersi nei nostri pensieri, nei nostri affari e addirittura, in questi giorni, nei nostri preparativi del Natale, da non accorgerci di Lui che passa e bussa alla porta del nostro cuore, chiedendo accoglienza, chiedendo un "sì", come quello di Maria.
La Quaresima è un tempo propizio che deve condurci a prendere sempre più coscienza di quanto lo Spirito Santo, ricevuto nel Battesimo, ha operato e può operare in noi.
L’amore non tollera mezze misure: o tutto o niente. E per fare crescere l’amore occorre evitare le scappatoie. L’amore deve essere sincero, aperto, coraggioso. Nell’amore tu devi mettere tutta la carne al fuoco.
I bambini sono un segno. Segno di speranza, segno di vita, ma anche segno "diagnostico" per capire lo stato di salute di una famiglia, di una società, del mondo intero.
Nel mistero del Natale, accanto a Maria c’è la silenziosa presenza di san Giuseppe, come viene raffigurata in ogni presepe. L’esempio di Maria e di Giuseppe è per tutti noi un invito ad accogliere con totale apertura d’animo Gesù, che per amore si è fatto nostro fratello. Egli viene a portare al mondo il dono della pace.
La Quaresima giunge a noi come tempo provvidenziale per cambiare rotta, per recuperare la capacità di reagire di fronte alla realtà del male che sempre ci sfida.
La Chiesa è madre e la sua attenzione materna si manifesta con particolare tenerezza e vicinanza verso chi è costretto a fuggire dal proprio Paese e vive tra sradicamento e integrazione.
I nostri cari non sono scomparsi nel buio del nulla: la speranza ci assicura che essi sono nelle mani buone e forti di Dio. L’amore è più forte della morte.
Di fronte alla tragedia di decine di migliaia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita, il Vangelo ci chiama, ci chiede, ad essere ‘prossimi’ dei più piccoli e abbandonati. A dare loro una speranza concreta. Non soltanto dire: “Coraggio, pazienza!…”
La rivelazione biblica incoraggia l’accoglienza dello straniero, motivandola con la certezza che così facendo si aprono le porte a Dio e nel volto dell’altro si manifestano i tratti di Gesù Cristo.
I migranti sono nostri fratelli e sorelle che cercano una vita migliore lontano dalla povertà, dalla fame, dallo sfruttamento e dall’ingiusta distribuzione delle risorse del pianeta, che equamente dovrebbero essere divise tra tutti.
Lo Spirito Santo è come un nostro compagno di strada, un vero e grande amico e senza di lui ci è impedito di conoscere Gesù. Gesù l’ha detto: “No, non ti lascio solo, ti lascio questo”. Gesù ce lo lascia come amico.
La gioia vera viene da un'armonia profonda tra le persone, che tutti sentono nel cuore, e che ci fa sentire la bellezza di essere insieme, di sostenerci a vicenda nel cammino della vita.