L’infelicità, capii allora, colpisce ciascuno di noi perché ci riteniamo al centro del mondo, perché siamo sfortunatamente convinti di essere i soli a soffrire in maniera intollerabile. L’infelicità è sempre il sentirsi imprigionati nella propria pelle, nel proprio cervello.
Siamo solo visitatori su questo pianeta. Staremo qui per cent’anni al massimo. Durante questo periodo dobbiamo cercare di fare qualcosa di buono, qualcosa di utile, con le nostre vite. Se si contribuisce alla felicità di altre persone, si trova il vero senso della vita.
La maggior parte degli adulti ha sui bambini il vantaggio dell’educazione, ma a che serve l’educazione quando si mostra un gran sorriso mentre si nasconde la malevolenza all’interno e in profondità?
Un buon amico che indica gli errori e le imperfezioni e ci rimprovera per il male commesso deve essere rispettato, come se egli ci rivelasse il segreto di un tesoro nascosto.
Quello che mi sorprende degli uomini è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto.
Nessuno può affermare con certezza che morirà proprio stanotte, ma chi coltiva la consapevolezza della morte accetta l’eventualità di morire proprio stanotte.
Senza amore non potremmo sopravvivere. Gli esseri umani sono creature sociali e prendersi cura gli uni degli altri a vicenda è la base stessa della nostra vita.
Da bambini dipendiamo in larga misura dalla gentilezza dei nostri genitori, e durante la vecchiaia torniamo a dipendere dalla gentilezza altrui, ma tra l’infanzia e la vecchiaia crediamo, sbagliando, di essere indipendenti. Non è così.
Ci sono due giorni all'anno in cui non si può fare niente. Uno si chiama ieri e l'altro si chiama domani, perciò, oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere.
Per sconfiggere la forza di emozioni negative, quali rabbia e odio, uno dei metodi più efficaci è quello di coltivare emozioni a loro opposte, e cioè amore e compassione.
Se comprendiamo che la vera natura delle cose è transitoria, non saremo sconvolti dal cambiamento, quando avverrà, neppure da quello prodotto dall’invecchiamento e dalla morte.