Avevo 12 anni e mezzo, e fu un giorno di fine primavera del 1940, quando la vidi per la prima volta. Lo ricordo benissimo perché quel pomeriggio mentre Mussolini dichiarava guerra a Francia e Gran Bretagna io ebbi la mia prima bicicletta.
Signora Malena, questo mio cuore tutto di fuoco, vi ha scritto lettere e lettere, e se non ha mai avuto il coraggio di mandarvele, è stato solo per non arrecarvi danno. Perdonatemi perciò se oggi oserò spedirvi questa.
La tradizione anglosassone sta alla tradizione latina come l'olio all'aceto. Ci vogliono entrambi per fare la salsa, altrimenti l'insalata è poco condita.
Sulla campana della libertà c’è scritto “Che suoni la libertà”. Questo è un messaggio che può unire i nostri popoli e che spero si sentirà nel mondo per secoli.
Io dichiaro davanti a voi tutti che tutta la mia vita, sia essa lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della nostra grande famiglia imperiale a cui tutti apparteniamo.
Appartengo al mio popolo, ma non come intendeva Elisabetta I. Non ho scelto io di essere regina, so ciò che si attendono da me, manterrò i miei impegni.
La nostra pace e prosperità non possono essere date per scontate e devono sempre essere curate, di modo che non dobbiamo più costruire monumenti alla nostra gioventù caduta.
Ci sono momenti in cui la vita sembra piccola, noiosa, meschina e senza un obiettivo. E poi a un certo punto veniamo trascinati in un grande evento che ci fa capire quanto sia solida e profondamente durevole la nostra esistenza.