Le belle fate dove saranno andate? Non se ne sente più parlare. Io dico che sono scappate: si nascondono in fondo al mare, oppure sono in viaggio per la luna in cerca di fortuna.
Scrivere è per me il bisogno di rivelarmi, il bisogno di risonare, non dissimile dal bisogno di respirare, di palpitare, di camminare incontro all'ignoto nelle vie della terra.
Passò un colpo di spugna senza lacrime sul ricordo di Florentino Ariza, lo cancellò del tutto e nello spazio che occupava nella sua memoria lasciò che fiorisse un prato di papaveri.
Talvolta trovavano le lettere bagnate di pioggia, sporche di fango, lacerate dalle avversità, e alcune andarono perse per vari motivi, ma trovarono sempre il modo per riallacciare il contatto.
Lo spirito umano sta diventando ridicolmente incapace di comprendere che la vera sicurezza dell'individuo non consiste nello sforzo isolato del singolo, ma nell'unione di tutti gli uomini.
Il socialismo è quando tutti sono uguali e la pensano tutti allo stesso modo. Non ci sono più matrimoni, la religione e tutte le leggi ognuno se li fa come gli pare, e così anche tutto il resto.
Non c’è nulla di più irritante che essere ricco, di buona famiglia, avvenente, colto, intelligente e perfino buono e, al tempo stesso, non possedere nessuna attitudine speciale, nessuna originalità o almeno un’idea che possa dirsi veramente personale.
Alla gente piacciono le giornate di sole, a me fanno paura. Le peggiori cose si fanno a cielo sereno. Quando fa brutto uno preferisce rimandare una cattiva azione. Col sole tutto può succedere.
Il "Mistero Buffo" racconta proprio come il popolo è stato derubato, defraudato da secoli della propria cultura, non solo il padrone se l'è fatta propria e l'ha camuffata e la impone di nuovo scorrettamente al popolo.
Ché volontà, se non vuol, non s'ammorza, ma fa come natura face in foco, se mille volte violenza il torza. Per che, s'ella si piega assai o poco, segue la forza.
Quella guerra in cui vivevo rifugiato, convinto di averla accettata, di essermene fatta una pace scontrosa, inferociva, mordeva piú a fondo, giungeva ai nervi e nel cervello.
Io, che non credevo nella luna, sapevo che tutto sommato soltanto le stagioni contano, e le stagioni sono quelle che ti hanno fatto le ossa, che hai mangiato quand'eri ragazzo.
Chi può dire di che carne sono fatto? Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di più che un comune giro di stagione.
Non avevo tristezze, sapevo che nella notte la città poteva andare tutta in fiamme e la gente morire. I burroni, le ville e i sentieri si sarebbero svegliati al mattino calmi e uguali.
Ero tornato, ero sbucato, avevo fatto fortuna – dormivo all’Angelo e discorrevo col Cavaliere – ma le facce, le voci e le mani che dovevano toccarmi e riconoscermi, non c’erano più. Da un pezzo non c’erano più.
Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.